Cappone di Morozzo (e produzioni avicole tradizionali)

Cappone di Morozzo
Cappone di Morozzo

Marchio di qualità

Prodotto agroalimentare tradizionale (PAT)

Descrizione

Piumaggio lucente e variopinto, testa piccola di colore giallo, zampe sottili gialle-arancioni, pelle gialla paglierina e peso variabile tra 2 – 2,7 kg sono alcune caratteristiche essenziali del pregiato animale. L’unica razza di elezione per la produzione del cappone tradizionale di Morozzo è la cosiddetta “nostrana”, derivazione delle Bionde Piemontesi.

Per cappone si intende un animale di sesso maschile, castrato chirurgicamente (“capponatura”) prima che abbia raggiunto la maturità sessuale e, nel caso del Cappone di Morozzo, macellato ad un’età di almeno 220 giorni. Alle donne delle aziende agricole spettano i delicati compiti di cesura dei genitali, bargigli e cresta e la ricucitura dei migliori polletti di recente capponatura.

Una coppia di capponi è sinonimo di autenticità del prodotto. Infatti due galli, anche se legati, non potrebbero mai stare vicini ed è questo il motivo per cui i migliori allevatori, per far capire subito che si tratta di capponi, conducono in esposizione, nella cruciale fiera dicembrina pre-natalizia, sempre una coppia d’animali. Il cappone di Morozzo deve essere necessariamente allevato a terra: libero nell’aia o nell’ambito di recinzioni adeguate in allevamenti non intensivi (massimo 200 animali), e nutrito esclusivamente con alimenti vegetali di tipo naturale. Il Cappone di Morozzo è identificabile per mezzo di etichetta numerata riportante i dati identificativi dell’allevatore e timbrata dal Consorzio e dell’anello metallico presente sulla zampa dell’animale.

Area di produzione

Il Consorzio di Tutela e Valorizzazione del Cappone di Morozzo e delle Produzioni Avicole Tradizionali opera sul territorio di tredici comuni: Morozzo, Margarita, Castelletto Stura, Montanera, S. Albano Stura, Trinità, Magliano Alpi, Rocca de’ Baldi, Mondovì, Villanova Mondovì, Pianfei, Beinette e Cuneo.

Storia e tradizione

Le origini della fiera risalgono al periodo del passaggio in Italia di Napoleone, quando i mezzadri portavano in dono per Natale una coppia di capponi ai proprietari dei terreni da loro coltivati. La squisita carne del cappone compariva già sulle tavole dei nostri antenati. Scrive infatti a questo proposito Jean Francois Revel che nel 1513 il prelibato piatto veniva servito a Roma in occasioni di rilievo. Più precisamente in piazza del Campidoglio, in onore di Giuliano de’Medici, si banchettava con il cappone: cucinato al mosto, bollito e ricoperto di salsa bianca, in brodo di cannella.

Le donne sono le depositarie del perpetuarsi di questo tradizionale metodo di allevamento e, per loro, in special modo, saranno motivo di vanto ed orgoglio i premi conquistati nel giorno della fiera: medaglie d’oro che premiano un paziente lavoro iniziato in primavera e che porta i capponi ad avere carni tenere e delicate, autentiche delizie per la tavola del Natale.

Nel maggio 2001 è stato istituito il Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Cappone di Morozzo e delle produzioni avicole tradizionali che ha per oggetto la tutela del cappone di Morozzo e dei volatili da cortile. Gli allevatori interessati alla produzione del cappone tradizionale di Morozzo devono essere obbligatoriamente iscritti all’apposito albo depositato presso il Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Cappone di Morozzo e delle produzioni avicole tradizionali. Al momento dell’iscrizione, gli allevatori stessi, si impegnano all’osservanza del regolamento ed a dichiarare la capacità produttiva per la Fiera annuale.

Galleria Fotografica