L’importanza naturalistica della zona montana cuneese – testimoniata peraltro dalla presenza di tre Parchi Naturali – deriva principalmente dalla grande varietà delle specie vegetali presenti e dalla rarità di alcune di esse, senza dimenticare, naturalmente, la fauna ospitata nelle varie vallate.
La ricchezza della flora è da imputarsi – soprattutto per quanto riguarda le zone più meridionali, cioè Alpi Liguri e Marittime – alla particolare posizione geografica (si pensi che le Alpi Liguri, di forma all’incirca triangolare, con vertici al Colle di Cadibona, al Colle di Tenda ed alla Foce del Roja, si trovano quasi interamente a sud del parallelo ideale passante per la città di Genova) ed alla storia geologica.
Questo discorso vale, in buona sostanza, anche per una cospicua parte delle Alpi Marittime, mentre le Valli più settentrionali (Grana, Maira, Varaita e Po) sono caratterizzate da minore ricchezza botanica anche se, in alcuni casi, si ritrovano specie caratteristiche della Alpi Centrali, in zone non certo elettive.
In effetti, nella porzione più meridionale dell’arco alpino cuneese, la vicinanza del mare e la presenza di correnti calde da esso provenienti permettono la diffusione di specie tipicamente mediterranee (Cisti, Ginestre, Lavande, etc…) in zone ed a quote per loro inusuali, mentre il clima alpino favorisce la discesa di specie alpine a latitudini che ne costituiscono il loro limite meridionale: tale intreccio di condizioni climatiche così varie determina quindi l’esistenza di ampie zone di sovrapposizione tra specie aventi habitat diversi ed a volte addirittura opposti.
Come distribuzione, le precipitazioni diminuiscono, in genere, da sud-est verso nord-ovest ed aumentano regolarmente con l’altitudine, specialmente sui versanti esposti a nord. Similmente anche i piovaschi temporaleschi estivi tendono a localizzarsi maggiormente sui medesimi versanti. Sempre a nord, le vallate sono sottoposte – particolarmente nel semestre estivo, sia di giorno che di notte – a nebulosità permanente stazionante che fornisce alla vegetazione un notevole tasso di umidità, favorendo così il grande sviluppo del Faggio (Fagus sylvatica), dell’Abete bianco (Abies alba) e dell’Ontano verde (Alnus viridis).
A sud della catena, invece, precipitazioni e nebulosità diminuiscono nettamente, cosicché la maggior parte dei popolamenti assume un carattere xerofilo e mediterraneo.
Inoltre, si creano microclimi particolari che favoriscono l’insediamento dei cosiddetti endemismi (specie esclusive di un determinato territorio, più o meno esteso).
Com’è poi noto, le Alpi – dal loro formarsi ad oggi – hanno sottostato a numerose e profonde modificazioni climatiche e, in particolare, a quelle causate dalle grandi glaciazioni del Quaternario che, per la loro estensione, portarono alla distruzione pressoché totale della primitiva vegetazione alpina.
Le Alpi Marittime, nel loro complesso, per la posizione meridionale e periferica, sfuggirono quasi del tutto a questo cataclisma. I ghiacciai pur scendendo nelle vallate lasciarono estesi spazi liberi nei quali la vita vegetale conservò il ritmo normale: si salvarono così specie arcaiche, formatesi con il sollevamento della catena alpina o ivi giunte da un remoto passato.
Specie annientate dalle glaciazioni sul resto della Alpi riuscirono quindi a sopravvivere, mentre altre proseguirono la loro normale vita evolutiva. Così le specie antiche, quelle endemiche qui originatesi ed altre – giunte in seguito a lunghissime migrazioni – si possono oggi ritrovare in condizioni di relitti rarissimi, ormai senza più capacità evolutiva o possibilità di espansione geografica: risulta da ciò evidente che le Alpi Marittime, durante le glaciazioni, furono una delle principali “zone di rifugio”.
Tra le specie endemiche più preziose e rare, sono da citare Berardia subacaulis, Helianthemum lunulatum, Phyteuma balbisii, Saxifraga florulenta che rappresentano reliquie di un’antichissima vegetazione dell’era cenozoica, pressoché completamente scomparsa e pertanto considerabili come veri e propri “fossili viventi”.