Farfaraccio
Nomi volgare e dialettale: Farfaraccio
Descrizione: pianta erbacea perenne con grosso rizoma carnoso da cui in primavera si sviluppa il fusto fiorifero, alto fino a 50 cm. E senza foglie che appaiono soltanto al termine della fioritura.
Foglie: molto grandi (anche 80 x 40 cm.), reniformi. Margine irregolarmente dentato. Lungo picciolo color porporino.
Fiori: l’infiorescenza è un racemo allungato con brattee color porpora; i fiori, rossicci, sono riuniti in capolini.
Habitat: zona montana e submontana (raramente scende più in basso). Predilige luoghi molto umidi e si trova lungo fossi e ruscelli.
Principio Attivo: il p.a. è contenuto in rizoma, capolini e foglie. Il rizoma si raccoglie o prima della fioritura in febbraio-marzo o in autunno; i capolini si raccolgono, uno per uno, durante la fioritura in marzo-aprile e le foglie si recidono in maggio-giugno quando sono bene sviluppate, senza il picciolo.
Proprietà: Lungamente usato, nella tradizione popolare, come pianta tossifuga. Di recente, si è scoperta un’azione sedativa generale, utile contro l’eccitazione nervosa e l’insonnia. È adatto in particolare per ipertesi ed arteriosclerotici a cui regola pressione e stato di eccitazione psichica, mentre, agli asmatici alle via lo stato di ansia. Azione regolare e sicura, ma non immediata. I rizomi cono leggermente più attivi delle foglie.
Uso esterno: ha proprietà vulnerarie.
ATTENZIONE!: alla luce di ricerche di recente acquisizione, risulta che questa pianta – a causa della presenza di alcaloidi tossici – è da inserire tra le VELENOSE per via di proprietà organotossiche e, in particolare, epatotossiche. Inoltre possono comparire reazioni allergiche.
Pertanto l’impiego a fini terapeutici non è raccomandabile, non essendo stata dimostrata l’efficacia delle preparazioni a base di Petasites per le specifiche indicazioni ed in considerazione degli effetti collaterali.